Ylenia Caioli

“E voi come vivrete?”, il viaggio della vita di Hayao Miyazaki

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E voi come vivreste? il ragazzo e l'airone in Italia


La mia prof. di letteratura italiana mi ha insegnato che un’opera è universale quando riesce a trasmettere valori ed emozioni che superano il tempo, ovvero quando è capace di offrire chiavi di lettura diverse a seconda di chi la legge. Un esempio, a mio parere, è l’ultimo film del regista Hayao Miyazaki, “Kimi-tachi wa dō ikiru ka” (E voi come vivrete?), adattato per il mercato occidentale in “Il ragazzo e l’airone”.

Il film di animazione è uscito in questi giorni nella sale cinematografiche italiane, dopo aver debuttato in Giappone la scorsa estate, inanellando premi e candidature prestigiose, tra le quali quella ai Golden Globe 2024 come miglior film di animazione e migliore colonna sonora (del Maestro Joe Hisaishi).

il ragazzo e l'airone Kimi-tachi wa dō ikiru ka

Narra la storia di Mahito, un ragazzo che, durante la II Guerra mondiale, perde la madre nell’incendio dell’ospedale nel quale si trovava e che, dopo un anno, si trasferisce con il padre in campagna. Qui vive la zia (sorella della madre), diventata la nuova compagna del padre e destinata quindi ad essere la sua nuova mamma. Quando la zia scompare misteriosamente, Mahito la segue in un mondo fantastico, grazie ad un airone misterioso e accompagnato da una delle 7 anziane signore che lo accudiscono.

Ha inizio così il suo viaggio di formazione.

Kimi-tachi wa dō ikiru ka è, infatti, prima di tutto la storia di un’iniziazione.

Come in molte delle opere di Miyazaki (vedi Ashitaka in “Mononoke Hime”, Chihiro ne “La Città Incantata”, solo per citarne alcuni) il protagonista è chiamato a compiere un’impresa che lo aiuterà a crescere, affrontando se stesso, e in questo caso il suo dolore. Un viaggio che prova a coinvolgere direttamente anche lo spettatore.

Trovo quindi fuorviante la scelta del cambio di titolo per il mercato occidentale in “Il ragazzo e l’airone”, fatta probabilmente per rendere la pellicola più accattivante per i bambini.
Così facendo, infatti, si è privato il film di un aspetto fondamentale, ovvero la domanda che il regista rivolge a tutti noi e che è alla base della storia: e voi come vivrete (la vostra vita)?
Ovvero, come affronterete (affrontate) quello che la vita vi riserva, a cominciare dal dolore?

Il riferimento diretto è al libro “Kimi-tachi wa dō ikiru ka” di Genzaburo Yoshino, pubblicazione per ragazzi del 1937, alle soglie della II Guerra Mondiale (e che nel film di Miyazaki compare come lasciato della madre a Mahito): in un periodo di forte nazionalismo e militarismo, il libro cercava di aiutare i ragazzi a sviluppare un pensiero critico per affrontare il mondo (al momento della stesura di questo articolo, lo sto ancora leggendo!)

Il viaggio di Mahito serve a questo, a trovare la propria strada affrontando il dolore e la perdita, in questo caso della madre.

Ad un certo punto il protagonista si trova davanti a 3 opzioni di scelta:

  • 1. Tornare nel proprio mondo senza la zia, rimanendo così solo con il padre;
  • 2. Rifugiarsi in un mondo magico, che lui stesso può plasmare e proteggere, fuggendo dalla realtà;
  • 3. Tornare nel suo tempo, portando con se la zia, accettando la morte della madre e andando avanti.

Voi cosa avreste scelto?
Il senso della pellicola, a mio parere, è tutto qui.

mahito protagonista de il ragazzo e l'airone


La scelta di Mahito rappresenta il finale del film (che rimane aperto come piace al regista…a proposito! Anche la canzone finale è parte del film!) e per arrivarci il protagonista attraversa l’universo fantastico creato dalla matita di Miyazaki, ricco di citazioni ed allusioni, a cominciare dai suoi stessi film: da Tonari no Totoro a La Città Incantata (Sen To Chihiro no Kamikakushi), a Kaze no Tani no Naushikaa o Mononoke Hime.

Non mancano però i riferimenti alla cultura giapponese e a quella occidentale: se nella prima parte del film viene presentato, con dovizia di particolari, la vita nel Giappone della II Guerra Mondiale, nella seconda parte, il mondo fantastico sembra prima di tutto un omaggio di Miyazaki alla Divina Commedia di Dante Alighieri.

Non a caso la frase “fecemi la divina podestate”, che compare all’ingresso della torre, è parte di quella che Dante legge sulla porta dell’Inferno (Canto III). Evidente anche il riferimento alla serie dei quadri del pittore Arnold Böcklin, “L’isola dei morti” per la creazione del mondo fantastico.

Curiosità: secondo alcuni, il soggetto dei quadri di Bocklin sarebbe stato ispirato dal Cimitero degli Inglesi che si trova a Firenze, patria di Dante Alighieri.
Un caso? Chissà…è una domanda che sarei molto curiosa di rivolgere al regista Miyazaki.


Non mancano poi le figure femminili, tanto care a Miyazaki: in un viaggio di formazione compiuto da un ragazzo, ad accompagnarlo sono donne (la madre Hisako, l’anziana Kiriko, la zia Natsuko) che lo aiutano e sostengono fino alla scelta finale che dovrà compiere da solo.

Le figure maschili risultano invece a margine: il padre Soichi (che ama il figlio ma non ne comprende il dolore fino in fondo), il prozio (che ha creato il mondo fantastico), il re dei Parrocchetti (che incarna lo spirito militarista del Giappone dell’epoca). Sembra fare eccezion l’airone, essere a metà tra uomo e uccello che aiuta Mahito (come Virgilio con Dante), e che si comprende solo considerando che per i giapponesi l’airone è un uccello misterioso simbolo del rapporto con l’Adilà.

Per concludere, a differenza degli altri film di Miyazaki, Kimi-tachi wa dō ikiru ka a me è apparso molto più complesso, e credo richieda più di una visione per comprenderne ogni sfumatura: meno immediato, può essere visto distrattamente e rimanere impresso per la bellezza del disegno, oppure con calma e riflessione, lasciandosi avvolgere dall’atmosfera onirica, e apprezzarne i mille significati nascosti.
E’ un film che parla a chi vuole ascoltare.

Non a caso si è parlato di testamento artistico di Miyazaki, visti anche i molti riferimenti diretti alla vita del regista, a cominciare dall’epoca nel quale è ambientata la storia.

Per fortuna però, pare che il Maestro non abbia intenzione di fermare le sue creazioni!


Kimi-tachi wa dō ikiru ka (E voi come vivrete?) ovvero Il ragazzo e l’airone, è un film per bambini? Secondo me no.
Lo trovo invece un ottimo film per ragazzi (dai 12 anni in su) che iniziano ad affrontare la vita.
E ovviamente, lo trovo un ottimo film per adulti.

Questa è una mia personale visione.
In rete troverete spunti e riflessioni di critici ben più strutturati.

Ve ne consiglio alcune che ho trovato interessanti:

La grandezza di questo film sta anche in questo: generare punti di vista diversi, a seconda di chi lo vede e del bagaglio culturale che si porta dietro, che messi insieme riescono a renderne la complessità.
Come avviene per i grandi capolavori della letteratura.

E quindi ancora una volta, grazie Maestro Miyazaki!

E voi cosa pensate di del film Il ragazzo e l’airone?
Avete altri spunti di lettura da suggerire?
Se si va lasciate un commento, così da poterci confrontare
😉

Fotografie ©Luky Red

UPDATE 11.03.2024
A marzo 2024 “Il Ragazzo e l’airone” ha vinto l’Oscar come miglior film di animazione. E’ il secondo Oscar per Hayao Miyazaki e per lo Studio Ghibli, dopo quello del 2003 a “La Città Incantata”

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