Ylenia Caioli

Steve McCurry. Icons: un viaggio intorno al mondo in 100 scatti

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Fotografo e viaggiatore, in 100 scatti Steve McCurry racconta la storia dell'uomo e del nostro mondo negli ultimi quarant'anni.

steve mccurry foto fotografoQuando alcuni anni fa mi sono avvicinata alla fotografia, l’ho fatto perchè pensavo che riuscire a fissare un attimo di vita in un’immagine fosse qualcosa di magico. A differenza di un video, infatti, dove hai più tempo per “raccontare”, la fotografia concentra tutto in un attimo: se riesci a coglierlo rimarrà per sempre, altrimenti l’avrai perso.

Scattare fotografie oggi è diventato piuttosto semplice grazie alle nuove tecnologie: anzi, ormai è una vera e propria moda. Eppure, proprio questa “facilità”, ci permette di comprendere meglio quale sia la differenza tra chi scatta fotografie (me compresa) e il fotografo: quest’ultimo, infatti, è colui con un solo scatto è capace di raccontare al mondo una storia.

steve mccurry al ahmadi, kuwait, 1991E se il fotografo è bravo quel racconto sarà capace di travalicare il tempo e diventare un’opere d’arte.

Steve McCurry è un grande fotografo e non solo perchè lo dice il National Geographic o per l’infinito elenco di premi fotografici che ha ricevuto ma perchè ogni sua fotografia racconta una storia del nostro tempo.

Se non ci credete, provate a visitare la mostra Steve McCurry. Icons, in corso a Villa Bardini, a Firenze, fino al 16 settembre.

STEVE MCCURRY, UNA VITA TRA FOTOGRAFIA E VIAGGI 

steve mccurry, foto da facebbokFotografo e viaggiatore: bastano queste due sole parole per descrivere Steve McCurry.

Nato a Philadelphia, negli USA, dove ha studiato alla Pennsylvania State University, McCurry ha iniziato a lavorare come freelance in un giornale locale. Forse sarebbe diventato uno dei tanti fotografi di cronaca ma alla fine degli anni ’70 ha deciso di partire per l’India con la sua macchina fotografica, un viaggio che gli ha cambiato la vita.

In India infatti, al confine con il Pakistan ha incontrato un gruppo di rifugiati afghani, grazie ai quali è riuscito ad entrare nel paese proprio quando è iniziato il conflitto tra Russia e Afghanistan: qui ha trascorso diversi mesi, vivendo con il popolo Mujahidin e al suo ritorno, le fotografie scattate hanno raccontato al mondo non solo il conflitto in atto ma soprattutto la vita di quel popolo.

steve mccurry Agra, India, 1983Da allora Steve McCurry viaggia per il mondo e scatta fotografie: dalla Cina, al Giappone, dalla Cambogia agli Usa, dal Perù al Myanmar. Se volete saperne di più su di lui, potete dare uno sguardo al suo sito.

La mostra Steve McCurry. Icons, a Firenze, raccoglie 100 scatti che ripercorrono non solo la carriera del fotografo statunitense ma anche la storia degli ultimi quarant’anni del nostro tempo.

steve mccurry, inle lake, burma, 2011

ATTENZIONE: il racconto che segue presenta la mostra in corso a Villa Bardini. Se pensate di visitare la mostra e non volete avere alcuna anticipazione, vi consiglio di saltare alle info utili. Altrimenti, buona lettura!

STEVE MCCURRY. ICONS IN 100 SCATTI

steve mccurry, rangoon, burma, 1995Per tutti Steve McCurry è il fotografo della Ragazza Afghana, apparsa sulla copertina del National Geographic nel 1984 e diventata simbolo del martirio del popolo afghano.

Per me invece è sempre stato colui che ha fotografato nel 1995 Aung San Suu Kyi, premio nobel per la pace, immortalando l’immagine simbolo di colei che per tanti, me compresa, è un simbolo vivente.

Sono andata a visitare la mostra di Villa Bardini, proprio per ammirare questa fotografia, senza attendermi altro: mi sono ritrovata invece catapultata in un viaggio intorno al mondo negli ultimi quarant’anni, un viaggio fatto di volti, paesaggi, usi e costumi.

steve mccurry. icons a villa bardini

La mostra non segue tanto una disposizione cronologica quanto piuttosto tematica.

Si comincia con i ritratti, volti di uomini e donne di paesi e condizioni sociali diverse, per passare al primo reportage in Afghanistan tra il 1979-1980; da qui in poi si spazia tra scene di vita quotidiana, usanze e costumi, immagini di bambini fino al racconto di catastrofi umane (le Torri Gemelle del 2001 o la guerra in Afghanistan) e naturali (il terremoto del Giappone del 2011).

steve mccurry reportage afghanistanCaratteristica di quasi tutti gli scatti è la presenza della figura umana, di cui McCurry mette in mostra somiglianze e diversità.

Un amore, quello per l’essere umano, che, secondo me, è espresso molto bene in quella che è la foto più bella della mostra: Tagajo, 2011 o come l’ho ribattezzata, con poca fantasia, la foto dello specchio rotto. Questa foto è stata scattata dopo il terremoto e lo tsunami che colpirono nel 2011 in Giappone.

steve mccurry, tagajo, japan, 2011Nonostante la devastazione, rappresentata dallo specchio rotto, l’essere umano, rappresentata nel profilo riflesso di una donna, non perde la propria dignità e l’affronta con coraggio. Un bel messaggio di speranza!

L’essere umano è quasi sempre raffigurata nel contesto della vita quotidiana: dalla giovane madre che dorme con il bimbo a quella che chiede l’elemosina a Mumbai, dai monaci bambini che giocano in Cina alla pesca in Sri Lanka.

steve mccurry, mumbai, india, 1993Particolarmente toccante è il ciclo dedicato all’infanzia rubata, dedicato ai bambini di tutto il mondo.

steve mccurry, stolen childhood

steve mccurry, hunan, china, 2004Insomma McCurry nei suoi scatti ha immortalato gli ultimi 40 anni del nostro mondo, nel bene e nel male: tutte le sue fotografie ci ricordano che, nonostante differenti culture e tradizioni, siamo esseri umani, con gli stessi bisogni e desideri.

steve mccurry, porbondar, india, 1983Alla fine del percorso c’è lei, la Ragazza Afghana, alla quale non poteva non toccare il posto d’onore.

steve mccurry, ragazza afghana, 1984L’immagine campeggia nell’ultima stanza. Il nome, a quello che nel 1984 era solo un volto di bambina, è stato sono nel 2002: come spiegato nei quaranta minuti del filmato del National Geographic, che viene proiettato in lingua italiana, Sharbat Gula infatti è stata rintracciata dopo diciassette anni da quel famoso scatto.

Il racconto del video è un po’ romanzato ma comunque interessante: il confronto tra quegli occhi curiosi e pieni di speranza del simbolo della Ragazza Afghana e quelli provati dalla vita della donna adulta, Sharbat Gula, rimane impresso.

MOSTRA STEVE MCCURRY. ICONS A VILLA BARDINI: INFO UTILI 

steve mccurry. icons a firenzeSteve McCurry. Icons rimarrà a Villa Bardini fino al 16 settembre.
La mostra è organizzata da Photodepartments e  SudEst57  e promossa da  Fondazione CR Firenze, Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron e Comune Firenze. Trovate tutte le informazioni su orari e costi nel sito di Villa Bardini.

E’ una mostra molto bella, secondo me, anche se forse l’allestimento pecca un po’ nella parte informativa: come avvenuto per la mostra sulla Salani, anche in questo caso le singole fotografie sono accompagnate solo dal nome dell’autore, dal luogo e dall’anno.

E’ vero che l’intento della curatrice, Biba Giacchetti, era quello di lasciar parlare le fotografie, intento perfettamente raggiungo, eppure, aggiungere qualche elemento in più nelle didascalie, secondo me avrebbe permesso di apprezzare maggiormente gli scatti di McCurry, soprattutto da parte di chi si avvicina a questo fotografo per la prima volta.

visite guidate a villa bardiniPer sopperire in parte, ci sono le visite guidate, ogni sabato e domenica pomeriggio: il consiglio è di prenotarle per tempo.

In alternativa vi consiglio il catalogo della mostra, curato da Sudest57 e Steve McCurry Studio: qui per ciascuna foto è riportata una breve spiegazione dell’autore.

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